Intervista con Ken Ishiwata
KI: “Credo che si potrebbe dire che è tutto cominciato quando avevo 10 anni – quando ho construito il mio primo amplificatore e da allora ho creato numerevoli amplificatori. Quando andavo a scuola avevo un compagno il cui padre era un audiofilo. Quando venne a sapere che ero un violinista e mi piaceva ascoltare musica mi invitò ad ascoltare i suoi dischi nella sua sala ascolto. Mi disse: “Ken, devi ascoltare questo. Ti cambierà la vita. Mise un LP sul giradischi e posizionò il braccio. Il suono dei diffusori al quale ero già abituato era molto diverso quel giorno. La voce di Julie London era più viva, più vicina, più sexy. Non avevo mai sperimentato la registrazione di una voce in maniera così calda ed intima. Ero molto commosso da quell’evento. Guardando l’impianto ho notato il pannello frontale frontale color champagne-dorata con un marchio del quale non avevo mai sentito parlare prima. Era “Marantz” e l’amplificatore era il modello 7C. Non sapevo che un amplificatore potesse fare una differenza fondamentale. La musica che erogava mi commosse in tale modo che anche oggi riesco a ricordare l’emozione di quel momento così speciale.”
Quello fù il mio primo incontro con Marantz e diventai sempre più curioso per il Modello 7C. Ovviamente era molto costoso per me, quindi convinsi il padre del mio amico a prestarmelo. Lo portai a casa e ricercai ogni dettaglio, mettendomi a ricreare una copia. Quello fù il giorno che entrai nel mondo della progettazione HiFi. Un mondo di minuta complessità ma anche di completa pienezza.”
D: Quali erano le sfide principali nel copiare l’originale Modello 7C?
KI: “A quell’epoca il design Marantz era molto complesso e la vera sfida fu progettare il sofisticato design dei circuiti. Il fatto con il Modello 7C di Saul B Marantz è che se non stai attento, oscilla. Avevo anche cominciato ad esplorare la mia tecnica per il cablaggio e come saldare il resto dei componenti in maniera ottimale. Ho studiato queste cose, e molte altre, usando il Modello 7C come cianografia. Era l’inizio della mia tecnica di progettazione concettuale. Con il tempo imparai ad apprezzare come tutti gli elementi lavorano uno con l’altro per interpretare il segnale musicale non solo come una funzione elettronica, ma in una maniera più rotonda, completa e stupenda.
D: Quando dici: “non solo come una funzione elettronica ma in una maniera più rotonda, completa e stupenda”. Come si misura la qualità?
KI: “Abbiamo ovviamente strumenti appositi. Questi strumenti però possono misurare solamente parametri “sonici” in modo statico. La strumentazione è in grado di misurare instantaneamente – come scattare una fotografia ad una ballerina: è molto precisa ma non mostra nessun segno del dinamismo, velocità e ritmo della ballerina. La musica è dinamica anche lei. Il tono, il volume, il pitch e l’intensità cambiano costantemente. Ecco perchè ogni volta che lavoro su un prodotto, misuro la sua qualità paragonandolo con un pezzo musicale che conosco perfettamente, sonora e percettivamente dalla sorgente originale. Solo allora posso relazionare il carattere di ogni componente come parte di un intero.
E’ essenziale capire cosa significa qualità nella musica originale. Ritengo che questo sia l’unico modo per paragonare il processo di progettazione. Non puoi semplicemente prendere un CD commerciale ed usarlo come riferimento perchè non puoi sapere l’autenticità delle sue origini. Alla Marantz intendiamo questa importanza come una necessità assoluta.”
D: Quindi valutare la quialità (e migliorarla) dipende molto del tuo capire la relazione delle caratteristiche sonore?
KI: “In teoria si, ma in realtà le caratteristiche non sono mai uguali. Il contenuto cambia la nostra percezione del suono in relazione con l’ambiente circostante. Ovviamente abbiamo documentato metodologie su come sviluppare i nostri progetti, ma a volte dobbiamo comunque usare componenti completamente diversi per ottenere i risultati desiderati. Non esiste una formula precisa per la progettazione. Per esempio, se qualcuno usasse le mie modifiche di un prodotto come riferimento per crearne uno nuovo, sicuramente sarebbe un fallimento. Perche è la sensibilità della combinazione dei componenti che produce le caratteristiche uniche rendendo il risultato interessante. Prendi una squadra di calco come esempio. Potreste avere 11 dei migliori giocatori del mondo in una squadra, ma ciò non vuole dire che vinceranno la partita. E’ esattamente negli elementi di questi giocatori che la vera armonia deve essere cercata, e nello stesso modo un buon progettista Hi-Fi deve essere in grado di riconoscere questi elementi.”
D: Ovviamente ti piace progettare componenti audio – ma ti piace più della musica stessa?
KI: “No. Amo la musica oltre tutto. Credo che la musica sia la forma d’arte più bella che l’uomo abbia mai creato. La musica comunica direttamente con il tuo cuore. Si connette con le tue emozioni. Creando un’impressione durevole. La musica non ha tempo.”
D: Hai creato la serie KI Pearls per celebrare i tuoi 30 anni con Marantz. Cosa rende questa serie così speciale?
KI: “Mi piacerebbe porteti dire che è una combinazione di questo e quell’altro componente, o che è lo chassis placcato in rame o qualcosa simile. Ma come detto prima, ciò che la rende speciale è come i componenti lavorano l’uno con l’altro, come un’unico sistema. Perchè erano così speciali i Beatles? Erano le canzoni scritte da John e Paul? Era la concretezza di Ringo oppure il misticismo di George? O qualcosa d’altro? Erano tutte queste caratteristiche ed il fatto che lavoravano in combinazione tutte assieme. Se cambiavi un elemento, tutto il gruppo ne avrebbe sofferto.
D: Ultima domanda, cosa credi che porti il futuro del High End audio?
KI: “Porterà ciò che ha sempre portato: emozione”
Because music matters